In Rassegna Stampa

Si terrà – stamane nella sede dell’Istituto per gli studi filosofici e nel pomeriggio all’Auditorium di Scampia – un doppio incontro in occasione delle celebrazioni organizzate per ricordare il fondatore, Gerardo Marotta, che oggi avrebbe compiuto 90 anni. Questo l’intervento del professore Aldo Masullo.

Questo incontro nasce sotto il segno di un personaggio straordinario. Senza la sua storia personale, non solo questo incontro, ma molti altri momenti della Napoli migliore dell’ultimo mezzo secolo non sarebbero avvenuti.

Quel personaggio, o meglio quell’uomo di grande animo, si chiamava Gerardo Marotta. Negli ultimi decenni del secolo scorso egli aveva riempito il mondo della cultura internazionale con la risonanza del suo Istituto, l’Istituto italiano per gli studi filosofici, dove si incontravano filosofi e scienziati di ogni nazionalità a far conferenze, seminari, dibattiti e si sostenevano iniziative editoriali memorabili come l’edizione critica delle opere di Giordano Bruno in versione francese.

Credo però che l’invenzione più geniale di Gerardo sia stata quella dei seminari estivi di alta cultura. Essa, che io scherzosamente ho chiamato il servizio civile dei Carri di Tespi della cultura, era ispirata all’idea che non vi sia città italiana, per quanto piccola e sfornita di università e di altri centri scientifici di rilievo, che non ferva di attivi interessi intellettuali e avverta perciò il bisogno di saperne di «saperne di più», ascoltando dal vivo le voci delle competenze più alte e con esse confrontandosi nei propri focolai di cultura, come sono soprattutto certi licei di provincia. Per molti anni l’Istituto di Gerardo ha organizzato e finanziato cicli d’incontri di vari giorni, a cominciare dalle più remote piccole città del Mezzogiorno. Così tra giugno e ottobre di ogni anno illustri studiosi, scienziati, professori universitari, hanno battuto i nostri territori, disseminando occasioni di informazione critica e di aggiornamento, attivando una civile e democratica circolazione di consolidati saperi e di idee nuove.

Ma l’azione di Gerardo e la sua stessa visione della centralità della filosofia come condizione di un’unità umana da ricomporre avevano un preciso obiettivo politico, cui egli non finì mai di pensare, l’Europa da multanime unità culturale a organizzazione politica capace di realizzare l’ideale illuministico di una società libera governata dal diritto, capace cioè di concordare le regole da stabilire e rigorosamente rispettarle. Il che era stato l’irrealizzato sogno dell’ala democratica del nostro moto risorgimentale, trasferito ora nel generoso pensiero di Gerardo Marotta dall’ormai inattuale Stato nazionale ad una ben più complessa costruzione politica continentale.

Nessun’altra personalità negli ultimi decenni del secolo scomparso e nei primi anni di questo ha avuto, come Gerardo Marotta, la forza di dare alla città di Napoli, ferma come una balena arenata, una forte scossa, almeno sul piano dell’azione culturale e civile. Negli ultimi tempi quel che più colpiva di Gerardo erano le guance incavate, come nel volto di Eduardo De Filippo. I grandi spiriti di Napoli portano così i segni di una sofferenza non occasionale, quasi la città scaricasse su di loro tutte le sue croniche difficoltà e, contro le loro strenue resistenze, ne divorasse l’energia. Eppure, se nelle sue ultime ore, conversando col figlio, egli parlava di Giordano Bruno e della interiore libertà dell’uomo, non era questo un casuale vagabondaggio della luce mentale, un suo ultimo guizzo prima di spegnersi, ma un ragionato richiamo pubblico, un’ultima lucida azione politica. Egli sapeva che le grandi partite ideali sono perdute solo quando nessuno più crede che possano ancora avere senso e vincere.

Questo richiamo è a voi, giovani delle parti di Napoli più umiliate e offese, a voi di questo quartiere di Scampia, nato tutto nuovo per costituire il futuro della città, la sua parte in movimento, ma poi dagli eventi e dall’ignavia delle classi dirigenti abbandonata al degrado ed alla mala risonanza. Eppure forse solo di qui può ripartire il cammino di Napoli. Ma il miracolo non potete farlo se non voi, che ancora non siete, come poi vi costringerebbero ad esserlo, o corrotti o indifferenti.

Morto Gerardo Marotta, il suo Istituto, l’Istituto italiano per gli studi filosofici, vive. Esso oggi è qui, in mezzo a voi, giovani e giovanissimi di Scampia, perché non v’è più tempo per rinviare quel che c’è da fare, cioè ricostruire, a partire da Napoli, le condizioni di una società libera, di una società di uomini liberi. In questo spirito l’Istituto italiano per gli studi filosofici vorrà essere qui, a Scampia, una presenza permanente.

Una società libera nell’attuale situazione umana si realizza soltanto se si organizza secondo il principio dello Stato di diritto, cioè tutti sono tenuti a rispettare sia le regole stabilite sia le regole per stabilire le regole. Ma nessuno Stato di diritto può costituirsi e reggersi, se non lo sostiene la volontà popolare, cioè se noi tutti, ma principalmente voi giovani, non lo vogliamo. Che sia volontà popolare lo Stato di diritto è un effetto di cultura, di cultura vera, di quella che fermenta e si sviluppa nello studio delle esperienze testimoniate da chi ci ha preceduti, nel confronto di esse con l’esperienza che noi stiamo vivendo, nell’analisi delle possibilità che una realtà sociale sempre più determinata dall’impersonale potenza dell’economia e della tecnologia ci fa intravedere.

Oggi studiare e battersi per il futuro civile sono una medesima cosa. Il pensiero critico e l’azione razionale sono un’unità inscindibile, la vera forza del popolo. Cultura vuol dire «conoscere per deliberare». Ma vuol dire anche forza dell’immaginazione per delineare forme nuove del pacifico vivere insieme. Cultura insomma è processo di sviluppo dell’umanità che è in ognuno di noi.

Aldo Masullo

Fonte: Il Mattino

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